Cordoglio per Carlo Smuraglia

Cordoglio per Carlo Smuraglia

Anche CSD si unisce al cordoglio per Carlo Smuraglia, partigiano, presidente ANPI, strenuo difensore della libertà e della Costituzione.

CON LA COSTITUZIONE NEL CUORE.

Ci ha lasciato questa notte Carlo Smuraglia il nostro amatissimo presidente onorario.

Saluteremo il Presidente Carlo Smuraglia alla Sala Alessi di Palazzo Marino.

VENERDI’ 3 GIUGNO

CAMERA ARDENTE DALLE 9 ALLE ORE 14:30

ORAZIONI FUNEBRI ALLE ORE 16

Con immenso dolore annunciamo la scomparsa del nostro presidente emerito Carlo Smuraglia. Il suo nome resterà nella storia di questo Paese per l’appassionata partecipazione alla Resistenza, lo strenuo impegno per la piena attuazione della Costituzione, dei diritti, della democrazia.

Tutta l’ANPI, nel ricordare l’umanità, la sapienza e la forza con cui Carlo ha presieduto l’Associazione, si stringe al dolore della moglie Enrica, dei figli e dei nipoti

LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI

Il filmato delle orazioni funebri in onore di Carlo Smuraglia

Interventi tra gli altri del sindaco Sala, di Gianfranco Pagliarulo, Corrado Staiano, Maurizio Landini, Silvia Pinelli….


L’ultimo saluto nel resoconto di Zita Dazzi

https://milano.repubblica.it/cronaca/2022/06/02/news/carlo_smuraglia_morto_camera_ardente_commemorazione_venerdi_3_giugno_palazzo_marino_milano-352195301/

Si conclude alle 17, con la piazza che canta “Bella ciao” e urla “Ora e sempre resistenza”, il funerale di Carlo Smuraglia, il presidente onorario dell’Anpi scomparso il 30 maggio scorso a Milano a 98 anni. La bara in noce chiara è stata salutata in piazza della Scala da una folla di ex partigiani e militanti di sinistra con le bandiere rosse listate a lutto. Nella Sala Alessi di Palazzo Marino alla cerimonia laica di commiato c’erano i famigliari, gli amici stretti e le autorità. Fuori, davanti agli altoparlanti, una folla di centinaia di persone con gli occhi lucidi, gli stendardi delle brigate partigiane, il tricolore e i fazzoletti dell’Anpi e dell’Aned al collo.

A parlare, accanto al feretro e amplificati nella piazza che continua ad applaudire, sono stati il segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, il sindaco di Milano Beppe Sala, i presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo e la figlia di Pino Pinelli, Silvia, perché Smuraglia difese la famiglia del ferroviere nei giorni successivi alla sua morte in Questura, il 15 dicembre del ’69. Viene letto anche un messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Con Carlo Smuraglia – recita il messaggio del Capo dello Stato – scompare una delle ultime figure del movimento partigiano che concorse alla fondazione della Repubblica e a vivificarne la democrazia”.

Con la voce rotta, ha ricordato l’amico anche Corrado Stajano, scrittore ed ex senatore, e hanno preso la parola anche la direttrice e un detenuto del carcere di Bollate, parlando della “legge Smuraglia” che ha “dato a chi sta scontando una pena la possibilità di uscire dalla cella per lavorare e riconquistare la dignità”.

Fuori e dentro la Sala Alessi, una marea di compagni di militanza e di una vita spesa fra le aule dell’Università e dei Tribunali, in Comune a Milano e al Senato a Roma. A rendergli omaggio sono arrivati anche i giudici Carlo Caselli, Gherardo Colombo ed Edmondo Bruti Liberati. Erano presenti delegazioni Anpi da tutta Italia e in sala si è affacciato anche Stefano Boeri, figlio di Cini, architetta anche lei e partigiana come Smuraglia. Fra le prime ad arrivare, la sindaca del Comune di Marzabotto.

Commosso l’intervento conclusivo del figlio Massimo che ha raccontato quattro episodi della sua vita col padre, partendo dal regalo ricevuto a 11 anni di un 45 giri appena uscito con una canzone dei Beatles non ancora arrivata in Italia: “Storie che dicono molto di come è stato il nostro rapporto, di come era lui, curioso e avanti sui tempi. Sono arrivato a 70 anni con i miei valori grazie a quello che mi ha insegnato lui durante tutta la sua vita, e sono orgoglioso di ricordare che mio padre è stato lucido fino all’ultimo, come è chiaro dall’ultimo suo bellissimo intervento per il 25 aprile”.

Molto applaudite dalla piazza piena di stendardi dell’Anpi, bandiere rosse e tricolori, le parole della figlia di Pino Pinelli: “La sua capacità di confrontarsi con le nuove generazioni con la estrema semplicità di una persona che ha vissuto intensamente tutto il tempo che gli è stato dato, che avuto una vita bella perché ha scelto ed è riuscito a coniugare professionalità, impegno civile, cultura e affetti”.

Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi, ha chiesto che il nome di Smuraglia sia iscritto “fra i grandi del Famedio”, l’edificio destinato ad onorare la memoria dei cittadini milanesi illustri o benemeriti situato sulla fronte del Cimitero Monumentale di Milano.

Carlo Smuraglia costituiva “una guida fondamentale – ha dichiarato il sindaco di Milano – la nostra città sarà sempre grata a questo partigiano che si è sempre speso per dare diritti a chi non ne aveva e per far avanzare quelli di tutti gli altri”. “Indimenticabile, anche se perdente – ha ricordato il magistrato Gian Carlo Caselli – è stata la battaglia per nominare Giovanni Falcone capo dell’Ufficio Istruzione de Tribunale di Palermo dopo il ritiro da quell’ufficio di Nino Caponnetto. Una battaglia purtroppo persa ma che rivendico orgogliosamente perché ho avuto come maggiore compagno Carlo Smuraglia, che è stato anche allora, come in tantissime altre circostanze della sua vita, in prima linea per la democrazia”. Carlo Smuraglia “in qualsiasi ruolo della sua vita ha sempre avuto un tratto fondamentale: la centralità del lavoro e della sua sicurezza, oggi lui sarebbe molto preoccupato di tutti gli infortuni sul lavoro che stanno accadendo nei quali restano vittime anche giovanissimi operai. In sua memoria dobbiamo batterci perché tutto questo non accada più”, è stata la promessa del segretario della Cgil Maurizio Landini, davanti alla bara.

Masi: “Lui difendeva gratis gli operai come me”

Il primo a entrare nella Sala Alessi di Palazzo Marino è stato Antonio Masi, classe 1937, il fazzoletto dei partigiani legato al collo: “Lo avevo conosciuto nel 1960 appena arrivato a Milano dal Molise perché lui difendeva gratis gli operai come me”. Subito dopo, don Gino Rigoldi, che ha detto: “Era un personaggio sempre in piedi, intelligente, lucido, democratico. Dimostrava la sua libertà anche nei comportamenti quotidiani”

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