Primo maggio 2022

Primo maggio 2022

In Italia molti lavoratori sono sfruttati, sottopagati e derisi, ma anche gli indeterminati non sono messi bene; il nostro bel Paese è uno dei fanalini di coda in Europa in termini di un equo salario, nel tasso di occupazione e soprattutto nell’uso improprio dello stage e del tirocinio.
Quindi il 1° maggio non si festeggia, ma si manifesta e si deve inneggiare alla lotta contro il precariato, perché con lo stipendio di 500-1000 euro non puoi pagarti neanche un affitto.
Non scherziamo, il Primo maggio non dev’essere una giornata di memoria di diritti acquisiti e valori dati per scontati una volta per tutte ma una nuova consapevolezza per i giovani che solo attraverso la lotta si potranno raggiungere le istanze di equità e giustizia.

Quanto ci vorrà ancora per il diritto al lavoro nel rispetto della nostra costituzione?

Il 1° maggio sarà il vero 1° maggio quando:
Art. 1 – L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Art. 4 – La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Art. 35 – La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero.
Art. 36 – Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.
Art. 37 – La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

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