IDENTIFICATO PER UN CARTELLO. PERCHÉ?

IDENTIFICATO PER UN CARTELLO. PERCHÉ?

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”

Art. 21, Costituzione della Repubblica Italiana

Tutta la nostra solidarietà a Giovanni Carissimo

IDENTIFICATO PER UN CARTELLO. PERCHÉ?

Cologno Monzese (MI). Oggi, 18 luglio 2021, ho partecipato alla commemorazione della strage di via d’Amelio in memoria del giudice antimafia Paolo Borsellino e degli/delle agenti della scorta Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina.
Ho partecipato non solo come cittadino ma anche come iscritto all’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia): la sezione locale ha aderito alla manifestazione organizzata dall’associazione Libera casa contro le mafie e dall’amministrazione comunale. Ho deciso di esprimere il mio pensiero con un cartello molto semplice, scritto a pennarello nero su un foglio bianco: “Non c’è antimafia senza antifascismo”. Questo perché, in breve, le istituzioni attaccate dalla mafia appartengono alla Repubblica nata dalla Resistenza e fondata sulla Costituzione democratica che ripudia il fascismo. Ma anche perché organizzazioni neofasciste e mafiose spesso collaborano quando si tratta di affari illeciti, intimidazioni e controllo del territorio.
Appena tirato fuori il cartello, alcuni carabinieri presenti mi hanno detto che non era “autorizzato”. Ho risposto che per i cartelli che esprimono il pensiero delle persone durante le manifestazioni pubbliche non servono autorizzazioni, specie sei si parla di principi condivisi come antimafia e antifascismo. La discussione è finita lì e ho continuato a tenere in mano il cartello.
Alla fine della manifestazione, però, due giovani carabinieri si sono avvicinati di nuovo per chiedere di fornire la mie generalità. Ho domandato perché, e perché di tutte/i le/i presenti le stessero chiedendo solo a me. Hanno risposto che obbedivano agli ordini e che è facoltà dei pubblici ufficiali farlo. A quel punto ho ribattuto che gliele avrei senz’altro fornite, ma che mi spettava quanto meno una motivazione. Poi altre persone si sono aggiunte alla discussione (andata avanti per n po’), e alla fine si sono fatte identificare insieme a me per esprimermi solidarietà e dissenso per l’accaduto.
Sono certo di non aver fatto nulla di male e che non ci saranno conseguenze legali. Tuttavia mi domando: perché sono stato identificato? Perché un cartello ai miei occhi banale è stato giudicato in qualche modo perturbante dell’ordine pubblico? A chi poteva dare fastidio? E poi perché: per l’antimafia (e sarebbe grave) o per l’antifascismo (grave lo stesso, perché le istituzioni democratiche non esisterebbero senza partigiani/e e senza antifascismo)? Ci tengo a far circolare questa informazione ma soprattutto ci tengo ad andare fino in fondo alla vicenda: abbiamo il diritto di capire cosa è successo questa mattina a Cologno Monzese, 47 mila abitanti alle porte di Milano, nel 2021, dove sembra che esprimere pubblicamente i concetti di antimafia e antifascismo sia un problema.

Giovanni Carissimo

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