MARCO RANICA
Buongiorno a tutti!
Sollecitato da alcuni cercherò in questa riflessione di rispondere a due domande:
1) Cos’è l’Umanesimo integrale?
2) In che modo l’Umanesimo integrale può aiutare ad amministrare bene il comune di Cologno Monzese?
Prima di cominciare, però, devo fare alcune precisazioni:
1) Quelle poste precedentemente sono domande molto complesse ed una trattazione esaustiva richiederebbe delle riflessioni molto lunghe. Sarò costretto a fare sintesi e chiedo scusa, di conseguenza, se in alcuni punti risultassi “oscuro” o poco preciso.
2) Utilizzerò, lo spero, un linguaggio semplice per evitare di appesantire ulteriormente la lettura che, vista la tematica, potrebbe apparire di per sé indigesta.
3) Proprio perché si tratta di una riflessione “teorica” non troverete qui di seguito una lista di “cose che farò/faremo”: il programma è già stato ampiamente presentato (https://www.colognosolidaledemocratica.it/wordpress/il-programma-elettorale-2020/). Piuttosto presenterò quelli che per me devono essere i cardini dell’azione politica. La promessa che io posso fare è che mi atterrò in tutte le mie decisioni e votazioni (qualora fossi eletto) a questi principi, sempre libero e padrone di me stesso e mai schiavo di logiche opportunistiche di gruppo o di partito. In questo ritengo stia la mia onorabilità.
COMINCIAMO …
L’“Umanesimo integrale” è l’importante intuizione filosofica di Jacques Maritain. Il filosofo francese si è posto l’obiettivo di guarire la Civiltà Occidentale dai tre grandi mali che la affliggono: individualismo, “ideologismo” e nichilismo. Per raggiungere questo scopo ritiene che si debba scandagliare l’antropocentrismo moderno (il cuore stesso della cultura europea) per dare origine ad un nuovo umanesimo (da lui detto “integrale”) che consideri e valorizzi “tutto l’Uomo” (cioè ogni aspetto dell’essere umano) e le diverse concezioni che lo riguardano.
Contro l’egoismo individualistico che risulta essere sempre geloso del suo stato sociale (fondato sulla primazia di ciò che si ha piuttosto di ciò che si è) e che è aridamente aggrappato al suo perbenismo di facciata, Maritain ritiene che sia necessario riscoprire il concetto di “persona”, il dono che la Cultura Occidentale (attraverso il diritto romano ed i valori propri del cristianesimo) ha fatto all’umanità intera.
L’“Uomo-persona” è colui che ha il dominio di sé attraverso l’intelligenza e la volontà. L’essere umano non è identificato né dal suo ruolo sociale né dalla sua funzione economica. Piuttosto è definibile e percepibile nella sua globalità, cioè nel suo desiderio di realizzarsi pienamente come essere umano, nei suoi bisogni e nelle sue più alte aspirazioni spirituali.
Come cuore e centro della società, la persona, secondo la definizione kantiana, non potrà mai essere considerata da chi governa come un semplice mezzo per raggiungere determinati scopi. Piuttosto essa sarà sempre da considerarsi come il fine, l’orizzonte e il campo dell’azione politica. Amministrare un comune significa, cioè, operare per la cittadinanza globalmente intesa come insieme di singole “persone”, in vista del bene comune e della promozione dell’individuo. Ce lo ricordano chiaramente gli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione.
Bisogna sottolineare che il concetto di “persona” si oppone non solo all’egoismo individualistico ma anche a tutte quelle forme di massificazione che tendono a schiacciare il singolo conformandolo, uniformandolo e omogeneizzandolo alla massa. Contro questa “collettivizzazione” Maritain ricorda la necessità di superare le ideologie che hanno sviato la Cultura Occidentale nel terribile XX secolo privilegiando uno sguardo solidale e plurale non ideologico.
Sulla solidarietà non mi soffermo: basta guardare alla storia e ai valori fondanti Cologno Solidale e Democratica per capire quanto questo tema ci stia a cuore. Mi vorrei fermare sulla pluralità. Questo concetto implica che la politica deve, come dimostra la nostra coalizione, essere capace di fondere
diverse anime nel pieno rispetto delle diverse sensibilità, senza preconcetti e ideologie, in vista del bene della cittadinanza. Lo stesso Maritain ricorda come sia necessario “distinguere per unire” e come più volte hanno anche ricordato gli ultimi arcivescovi di Milano, la vera capacità politica risiede nella possibilità di cogliere, costruire, mantenere e far fruttare la “pluriformità nell’unità” cioè un “organico pluralismo”. Una società complessa e diversificata come la nostra, inevitabilmente richiede risposte che siano altrettanto diversificate e concettualmente complesse. Invito tutti i membri della coalizione a fuggire tutte le possibili tentazioni di semplificazione: la dignità del cittadino passa anche dalla nostra volontà di parlare “alla testa” delle persone (e non “alla pancia”!).
Di conseguenza la democrazia ha come fondamento il concetto di persona, lo scrivevo in precedenza, ha come metodo il pluralismo (basato sul confronto e sulla collaborazione e non sulla conflittualità disgregante) ed ha come fine la pace. Anche se potrebbe sembrare che questo riguardi le sfere politiche “più elevate”, un’amministrazione comunale che favorisse la partecipazione della cittadinanza nella gestione della cosa pubblica ne guadagnerebbe sicuramente in termini di propositività e concretezza. La vera politica democratica nella città non è solo un qualcosa che “toglie” pensieri ai cittadini e li fa svagare. Piuttosto la vera politica invita ed “autorizza tutta la cittadinanza a pensare”, a collaborare nella co-costruzione del bene comune. Da questo punto di vista la coalizione creata per sostenere Alessandra Roman Tomat può far bene: la componente civica permetterà di guardare al bene e all’interesse della città mettendola al primo posto al di là e al di sopra di tutti gli interessi sovracomunali (siano essi regionali o nazionali). In generale coloro che sono stati eletti dalla cittadinanza a guidare un comune devono essere innanzitutto “liberi” e “veri”, agendo liberamente e secondo verità in vista del bene della comunità. I diritti dei cittadini non devono essere “favori” concessi; l’azione di governo non deve trasformarsi in propaganda, i cittadini non sono solo e soltanto “voti” o individui da cui aspettarsi un contraccambio. L’essere “civici”, l’essere ben radicati nel territorio, permetterà la fioritura e l’utilizzo delle forze e delle energie presenti nella nostra città, dando origine ad una bellissima economia circolare delle idee e delle competenze presenti nel territorio e cercando al contempo di combattere le profonde disillusioni postmoderne, dove l’individualismo più sfrenato, rancoroso e gretto del villaggio globale sembra affogare, con la sua liquidità, il cuore stesso dei nostri valori.
Tale concezione della pluralità richiede una modalità di governo del territorio e della città fondato su un costante sforzo di deideologizzazione pragmatica. Questa deideologizzazione non deve essere intesa come una svendita degli ideali o come un sacrificio dei medesimi sull’altare dell’immediato successo politico. Bisogna essere pragmatici nel senso più alto del termine. Custode del presente, l’amministrazione comunale deve saper essere feconda per la vita materiale, morale e spirituale garantendo a tutti i cittadini (secondo il quadro legislativo e le sfere di competenza proprie della politica comunale) le medesime opportunità.
Per quanto riguarda la mia provenienza e sensibilità, vorrei sottolineare il ruolo e la ricchezza di competenze e conoscenze insita nelle comunità parrocchiali e negli oratori. Le istituzioni comunali hanno il dovere di relazionarsi con le comunità cristiane per la realizzazione di quel progetto di custodia e costruzione della comunità cittadina di cui ho scritto finora. Tali comunità “abitano” il territorio e lo conoscono, sono frequentate da colognesi e hanno la capacità di leggere profondamente la nostra città ed i suoi bisogni. La plurisecolare presenza territoriale permette loro di cogliere vicende, eventi ed esigenze di interesse generale. Hanno, dunque, tanto da offrire sia in termini spirituali sia in termini sociali. Non possiamo dimenticarcene, fare finta che non esistano o, peggio, che questo non sia vero. Il dialogo, la rispettosa e leale collaborazione tra le istituzioni laiche ed ecclesiastiche non è una forma di negazione della laicità delle istituzioni repubblicane ma è la sua più piena e più profonda realizzazione. Non mi stancherò mai di dirlo e scriverlo. Chi ha una visione opposta a questa sta semplicemente cadendo nell’ideologia di cui prima ho scritto, riproponendo una visione della politica ormai stantia, cioè ampiamente superata.
Dobbiamo infine affrontare l’ultimo nemico di Maritain il nichilismo. Data la vastità del tema scelgo una particolare prospettiva: l’identità. Il tema dell’identità si collega a quello del nichilismo
perché l’esaltazione di questa può portare pericolosamente a negare il prossimo (da qualunque posto esso provenga) ed i suoi diritti inalienabili. Certo noi siamo italiani, lombardi e colognesi. Non possiamo dire quindi, di non essere nulla. Mi permetto semplicemente di sottolineare, a partire da quanto detto prima, che si può amare la propria comunità, la propria cultura, la propria città senza negare i diritti del prossimo da qualunque posto questi provenga. Si può partecipare alla costruzione del bene comune di Cologno senza per questo cadere in inutili recriminazioni o, peggio, esaltando forme di esclusione e separazione. Si può essere italiani “patrioti” (questo termine è desueto? Si può utilizzare?) senza essere nazionalisti (lo diceva Benedetto Croce!). Il rispetto per noi stessi passa per il rispetto dell’altro.
Bene. Alla fine quello che dovevo dirvi è risultato un po’ lungo. Spero di aver detto delle cose interessanti e spero, soprattutto, che questo vi aiuti a scegliere quella che io ritengo essere la lista migliore: Cologno Solidale e Democratica.
Buone elezioni a tutti
Marco Ranica, candidato CSD per Alessandra Roman Tomat sindaco