Cologno e la rappresentanza di genere femminile in politica

Cologno e la rappresentanza di genere femminile in politica

Ci siamo mai chiesti come mai a Cologno c’è un’esigua rappresentanza femminile nelle istituzioni? Non parliamo poi di una Sindaca!… Nemmeno un’ipotesi di candidatura in tutti questi anni. Questo è un tema dibattuto a livello nazionale e internazionale se ne parla ovunque, tranne che nella nostra città. Peggio. Nelle rarissime occasioni in cui se ne parla, sembrerebbe che l’assenza di donne nelle istituzioni sia dovuta ad un loro handicap sociale. Non è così.
Il fatto di avere una famiglia, generato dei figli, ed essere orgogliosamente una lavoratrice a tempo pieno (per chi ha la fortuna di esserlo) non significa avere una limitazione ad occuparsi del bene comune. Certo, sono da mettere in conto tanta fatica e una buona dose di pazienza per ascoltare i fiumi di parole delle decine di riunioni inconcludenti a cui sono abituati i maschi. Ma la questione da affrontare è di civiltà: dobbiamo renderci conto che le diverse anime della società civile, maschile e femminile, con punti di vista diversi, debbono essere presenti nei luoghi in cui si decide il destino della comunità.
Analizziamo i dati: in questa Consigliatura sono presenti due donne, Cariglia Chiara nella lista Velluto, Soldano Angela nella lista Vivi Cologno, un assessore Anna Fortunato; nelle liste civiche, partiti, movimenti due segretarie in tutto. Cologno Solidale ha presentato in lista alle elezioni del 2010 più donne pari al 28%, il PD 23%, i socialisti 24%. Se guardiamo gli anni precedenti lo scenario non muta di molto.
Bene ora il lettore dirà: dai fatevi avanti!… Cosa aspettate voi donne?… Abbiamo dovuto attendere delle leggi, le quote rosa (ahinoi!). La Legge del 23 novembre
2012, n. 215, detta le disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei Consigli, nelle Giunte degli enti locali e nei Consigli regionali.
Due le novità:
• nelle liste dei candidati nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore a due terzi
• l’introduzione della doppia preferenza di genere, che consente all’elettore di esprimere due preferenze purché riguardanti candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza.
Quindi si arriverà per decreto a colmare il gap. Ma questo non è sufficiente e non ci può consolare. I partiti, i movimenti devono mettere in campo azioni di affiancamento,
momenti di incontro e di formazione delle donne che danno la loro disponibilità a partecipare alla campagna elettorale, sostenere le candidate, sensibilizzare
la cittadinanza al tema.

CSD lo sta facendo da tempo e abbiamo intenzione di proporre incontri sulla questione.

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