PANDEMIA E SALUTE DEI CITTADINI

PANDEMIA E SALUTE DEI CITTADINI

Pubblichiamo qui un interessante articolo del dott. AMBROGIO MANENTI, esperto internazionale di sanità pubblica dell’OMS, attualmente presidente della Cooperativa Sociale New ideas of welfare.
Un estratto di questo articolo è stato inserito nel bollettino di informazione di CSDinforma di Luglio 2020. In particolare, invitiamo i lettori che vogliano approfondire l’argomento a utilizzare la Bibliografia in calce all’articolo.

La pandemia ha evidenziato alcuni aspetti deboli del nostro sistema sanitario pubblico per come si è andato sviluppando negli ultimi decenni. 

1. La riduzione della spesa sanitaria pubblica in percentuale sul PIL. Mentre la spesa sanitaria è cresciuta dal secondo dopoguerra e successivamente come in tutto il mondo industrializzato (2,5% nel 1960; 4,1% nel 1970; 5,6% nel 1980; 6,1% nel 1990 e nel 2009, superava il 7%), la sua riduzione a partire dal 2009 ne evidenzia il definanziamento che è rilevante in particolare considerando che in tale periodo il PIL è diminuito in Italia dello 0,3 annuo (Geddes, 2020). Diminuisce la spesa pubblica e aumenta l’out-of-pocket money, cioè il contributo individuale dell’utente al costo del servizio attraverso i ticket (Fenech, Panfili, 2013)[1]. La spesa dei cittadini nel 2009 copriva il 21% del totale e nel 2017 arrivava a quasi un quarto, il 23,5%: il 46% in più rispetto alla media europea, che è del 16%. Un dato che, se continua a crescere, potrebbe minare l’universalità del sistema sanitario.
La salute non è stata una priorità dei governi, quindi la riduzione del budget pubblico e il contributo finanziario crescente degli utenti hanno creato problemi di equità rispetto all’accesso al servizio sanitario pubblico e ne hanno condizionato la qualità, sia sul territorio che negli ospedali.

2. Le attività di salute del territorio sono andate via via ridimensionandosi nel corso degli ultimi decenni. Le attività di salute del territorio (sotto l’egida del distretto sanitario: sanità pubblica, medicina di base, servizi infermieristici, consultorio famigliare, servizi socio-sanitari, assistenza domiciliare), previste dalla riforma sanitaria che ha istituito il Sistema Sanitario Nazionale (Legge 833 del 1978) e considerate essenziali per la gestione della salute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Dichiarazione di Alma Ata, 1978) sono andate via via ridimensionandosi nel corso degli ultimi decenni. Le conseguenze di questo approccio hanno purtroppo marcato la gestione della pandemia da Coronavirus.
“Il mancato governo del territorio ha determinato la saturazione dei posti letto ospedalieri… La situazione disastrosa in cui si è venuta a trovare la nostra Regione [Lombardia], anche rispetto a realtà regionali viciniori, può essere in larga parte attribuita all’interpretazione della situazione solo nel senso di un’emergenza intensivologica, quando in realtà si trattava di un’emergenza di sanità pubblica. La sanità pubblica e la medicina territoriale sono state da molti anni trascurate e depotenziate nella nostra Regione.” (Lettera del 06.04.2020 indirizzata ai vertici della sanità lombarda dalla Federazione Regionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia).
Misure che sono l’abc dell’igiene e della sanità pubblica, come l’inchiesta epidemiologica cioè la ricerca della fonte d’infezione e la sorveglianza attiva – monitoraggio dei soggetti contagiati, identificazione dei conviventi e dei contatti ovvero i soggetti che hanno avuto rapporti con il malato tali da consentire il contagio – sono state di fatto ignorate nel corso della pandemia(Innocenti, 2020).

3. Le attività degli ospedali pubblici sono andate indebolendosi per la diminuzione del personale medico e infermieristico e conseguenti liste di attesa sempre più lunghe per le prestazioni ordinarie – ricoveri e visite specialistiche. Il personale dipendente dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ha subìto da anni un costante ridimensionamento. Dal 2009 a oggi si sono persi 40.000 operatori di tutte le professionalità (Baldacci O. et al, 2017).
Le conseguenze durante la crisi del Coronavirus sono state pesanti.
Il risultato è stato per esempio un sottodimensionamento della terapia intensiva, messa in luce per esempio dalla differenza eclatante nella disponibilità di posti letto di terapia intensiva rispetto alla Germania, che ha circa 30 posti letto di terapia intensiva per 100.000 abitanti mentre in Italia se ne hanno circa 12. (Rinnenburger, 2020).
“Ci siamo ritrovati senza posti letto in terapia intensiva, ma anche senza dispositivi di protezione negli ambulatori. Con il 10% del personale sanitario infetto, un dato sconcertante per un paese occidentale. Senza alcun supporto ai medici di famiglia: proprio coloro che, invece, avrebbero potuto frenare la pressione su ospedali e pronto soccorso. E che ora stanno vivendo nel caos” (Agnoletto citato da https://valori.it/coronavirus-crollo-sanita-pubblica/).

4. La progressiva importanza della sanità privata a discapito di quella pubblica

Purtroppo la tendenza a ridimensionare l’intervento pubblico a favore del privato in sanità è una tendenza diffusa a livello globale negli ultimi decenni, sviluppatasi sotto l’egemonia culturale neoliberista che  con la parola d’ordine “Meno stato, più mercato!” ha assegnato al mercato il compito naturale” di equilibratore sociale.
In questa direzione il Servizio Sociosanitario lombardo è stato radicalmente trasformato negli ultimi decenni (Sartor, 2020).
“Durante il Covid 19, in Lombardia il sistema ospedaliero, dove pubblico e privato sono stati messi sullo stesso piano, va subito in crisi. A ridosso del 21 febbraio, con i posti letto delle Terapie intensive sottodimensionati (8,5 su 100 mila abitanti contro i 10 dell’Emilia e del Veneto) e il 30% in gestione alla Sanità privata convenzionata, la Regione deve contrattare la loro attivazione con gli ospedali privati in un momento in cui il fattore tempo è determinante (Gabanelli, 2020)[2].

5. Le gestione della sanità a livello regionale con diseguaglianze tra regioni nella qualità dell’erogazione dei servizi.   

Le differenti scelte programmatorie a livello regionale, l’organizzazione e la gestione dei servizi sanitari basata su scenari finanziari in molti casi problematici, determinano una eterogeneità che influisce sia sulla qualità dell’offerta dei servizi erogati che sull’equità dell’accesso (Sabetta, 2016).
Durante la crisi pandemica l’approccio universalistico – la salute come diritto per tutti (art 2 della Costituzione) – ne ha sofferto in modo rilevante mentre si è sviluppata una frammentarietà inadeguata per affrontare una pandemia, fenomeno mondiale, con 21 entità che hanno spesso applicato politiche sanitarie differenti senza uniformità e unitarietà, contraddicendo l’orientamento della legge 833 che ha istituito nel 1978 il Sistema Sanitario Nazionale.

6. L’assenza di un piano nazionale per le Pandemie

‘’Il difetto non è stato di conoscenza, bensì la presunzione, dimostratasi manifestamente e tragicamente errata, che questa eventualità avrebbe continuato ad interessare altri luoghi, percepiti ‘lontani’ geograficamente, soprattutto come abitudini e stili di vita. Una presunzione che forse è all’origine di quell’inerzia che nel nostro Paese ha impedito che si desse concreta attuazione al Piano Nazionale di Preparazione e Risposta a una Pandemia, prodotto dal Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie nel 2008. Secondo il Global Health Security Index, sviluppato dalla John Hopkins University, l’Italia è infatti al 51esimo posto a livello mondiale in termini di capacità di risposta e preparazione a una pandemia’’ (Carradori, T. Bravi, F. Valpiani, G. De Vogli, R., Covid-19: lezioni dall’emergenza in “Salute Internazionale”, 22 Giugno 2020) 

Cologno Monzese, 5 giugno 2020

BIBLIOGRAFIA

Baldacci O. et al, Attacco al capitale umano del SSN, in “Salute internazionale”, 10 luglio 2017

Battaglia, R., Coronavirus: il crollo della sanità pubblica. E le colpe della privatizzazione, in “Valori”, 15 aprile 2020 https://valori.it/coronavirus-crollo-sanita-pubblica/

15.04.2020Federazione Regionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia, Lettera indirizzata ai vertici della sanità lombarda, 6 aprile 2020

Fenech L., Panfili, A., L’evoluzione del ticket in Italia. Gli effetti delle politiche sulla spesa sanitaria delle famiglie e prospettive future in “Salute e territorio” n. 198, 2013

Gabanelli, M., Ravizza, S. Coronavirus, perché tanti morti in Lombardia? Le 6 domande inevitabili, in  “Corriere della Sera”, 15 aprile 2020

Geddes, M.,  A mani nude, in “Salute internazionale”, 24 marzo 2020

Innocenti, M., Milani, C., Schirripa, A., Maciocco, G., Chi traccerà i contagi, in “Salute Internazionale”, 22 aprile 2020

Maciocco G,  Il diritto e il rovescio, in “Salute Internazionale”, 18 dicembre 2019

Nacoti,M et al., At the Epicenter of the Covid-19 Pandemic and Humanitarian Crises in Italy: Changing Perspectives on Preparation and Mitigation, in “New England Journal of Medicine”, 21 marzo 2020

Sartor, M., Niente è in grado di sostituire la sanità pubblica, nemmeno in Lombardia, Centro Studi Sereno Regis, 6 marzo 2020

Sartor, M., Lombardia. Istantanee a confronto, in “Salute internazionale”, 4 marzo 2020

Sabetta, T., Marino, M., Solipaca, A., Rapporto Osservasalute 2015 – Stato di salute e qualità dell’assistenza nelle regioni italiane, 25 maggio 2016

Rinnenburger, D., Covid-19 in Germania, in “Salute Internazionale”, 9 aprile 2020


[1]  Recentemente il Ministro della Salute Speranza ha introdotto nella legge di Bilancio 2020 il criterio della progressività sui ticket sanitari, cioè si pagherà in base al reddito (“Il Sole 24 ore”, 1 Ottobre 2019).

[2] Al 29 febbraio 2020 in Lombardia le strutture di ricovero e cura in prima linea nell’emergenza Coronavirus sono tutte pubbliche – scrive la professoressa Sartor – Ospedale di Codogno (LO), Ospedale di Casalpusterlengo (LO), Ospedale di Lodi (LO), Ospedale di Crema (CR), Ospedale di Cremona (CR), Ospedale Sacco (MI), Ospedale Niguarda (MI), Ospedale San Paolo (MI), IRCCS Policlinico Cà Granda (MI), IRCCS San Matteo (PV), Ospedale San Gerardo di Monza (MB), Spedali civili (BS), Ospedale S. Anna (CO), Ospedale Papa Giovanni XXIII (BG), Ospedale Carlo Poma (MN)